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Lโidea cui si sono ispirati a Venezia gli organizzatori della Biennale di mischiare (come nel museo archeologico) o di accostare (come nel Palazzo Ducale) i prodotti imprevedibili dellโarte moderna a quelli consolidati di un passato piuโ o meno lontano ha effetti forti oltre dal punto di vista estetico anche dal punto di vista storico o forse addirittura antropologico. Viviamo in culture diverse mentre i secoli passano e in modo particolarmente evidente a segnalarcelo cโeโ qui il contrasto fra lโumanitร trionfante nel Paradiso dipinto dal Tintoretto nella grande sala del consiglio e quella disperata e sconfitta proposta da Kieper nella sala dello scrutinio del palazzo dei Dogi.Cโรจ solo una porta, in effetti per passare dalla celebrazione magniloquente del grande pittore barocco che da voce alla convinzione diffusa e profonda degli uomini che si sentivano eterni e al centro dellโuniverso alla tristezza desolata e desolante dellโartista tedesco basata sulla consapevolezza dolorosa della caducitaโ e alla bruttezza di tutto cioโ che dallโuomo nel corso dei secoli eโ venuto. Fino agli orrori delโolocausto di cui nei dipinti di Kieper si sentono insieme lโorrore e le ferite non rimarginabili.Espressivi e vitali in tutta la loro capacitaโ di esistere e di godere i corpi e i volti degli uomini dipinti dal Tintoretto riempiono lo spazio fisico di un Paradiso fatto per loro. Trasformati in ombre, in segni o in semplici tracce della loro esistenza, gli uomini di Kieper deturpano un mondo che sarebbe stato migliore senza di loro.Sono passari due secoli dal tempo in cui Leopardi parlando alla ginestra aveva ridicolizzato il forsennato orgoglio dellโuomo che immaginava di essere lo scopo ultimo della creazione. Quello di cui abbiamo piuโ chiara coscienza oggi eโ il danno che abbiamo provocato e continuiamo a provocare allโarmonia del pianeta. Come riproposto oggi in modo ossessionante e durissimo dalle immagini di una ennesima stupida guerra.Simbolizzata dai libri bruciati nel primo dei dipinti di Kieper, i prodotti di quella che chiamiamo cultura sono serviti, nei secoli, a illuderci, con tante orgogliose declamazioni e rappresentazioni, sulle sorti โ magnifiche e progressive โ dellโumanitaโ. Di loro, dice amaramente il titolo della mostra, nulla resta oltre al poโ di luce che hanno dato bruciando. Anche se qui sta forse, e tu ci pensi allโimprovviso subito dopo, folgorato dalla luce della piazza che eโ forse la piuโ bella che hai visto in tanti anni di viaggi degli occhi e della mente, la straordinaria ricchezza di una umanitaโ che eโ capace di mettere insieme Kieper, Tintoretto e le loro diverse rappresentazioni del mondo.Palazzo Ducale
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