Problemi di fondo- l’Unità 11.06.09
A urne chiuse, già mi viene l’ansia. Mi è bastato leggere da Carugati, 9 giugno, «che il congresso alle porte minaccia la tregua tra i big. Bersani si candida, Fioroni lancia Dario». E siamo alle solite, all’inguaribile male che lacera e distrugge il centrosinistra (e i sogni di milioni di persone): la conflittualità tra i cosiddetti «big». La verità? Noi non big siamo stufi.
ARMANDO FERRERO
L’ansia aumenta ascoltando le dichiarazioni di Renzi che “non chiederà l’appoggio delle sinistre” o sentendo parlare del ticket Franceschini-Serracchiani. Tutto si svolge infatti come se l’unico scontro politico all’interno del PD fosse quello fra i big o gli aspiranti big. Come se non ci fosse (dietro, sopra, da qualche parte) la necessità di confrontarsi e di decidere sulle grandi questioni irrisolte. Può/deve davvero il PD “correre da solo” lavorando alla distruzione dei “partitini” o può/deve il PD riproporsi al centro di uno schieramento (l’Ulivo) alternativo a quello della destra? Può/deve il PD arrendersi alla pretesa berlusconiana per cui i politici debbono essere protetti in quanto tali dall’invadenza “minacciosa” dei magistrati? Sta nell’ambiguità su questi due punti la debolezza fondamentale di una forza politica che potrebbe/dovrebbe essere (diventare) l’argine principale alla deriva del paese. Servono prese di posizione chiare su queste (ed altre) questioni. I leaders vanno scelti sulla base del loro programma, non della loro capacità di essere “portati” da un numero sufficiente di grandi (o piccoli) elettori.
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