Se muore la speranza- l’Unità 01.02.10
Le due notizie più importanti di ieri sono la morte atroce di S.M., l’operaio che si è dato fuoco a Bergamo, e l’intervento del papa che, durante l’Angelus, per la prima volta hamenzionato due situazioni di crisi dell’occupazione. Il gesto disperato di S.M., 36 anni, ci segnala la drammaticità della situazione in cui si trovano tutti i lavoratori in cassa integrazione, nessuno dei quali sa se tornerà in attività, e ci dà un’idea della violenza del trauma della perdita del lavoro, unica causa certa (e riconosciuta dai ricercatori) dell’aumento dei suicidi nella popolazione generale. L’accenno del papa alle due vertenze conferma quanto la situazione è drammatica.
Questi i fatti. La loro cornice è fatta di numeri. l’Istat ha rilevato proprio in questi giorni un’ulteriore impennata della disoccupazione, ormai arrivata al 10,1 per cento. Le previsioni degli economisti ci dicono che, a dispetto dei cenni di ripresa, per tutto il 2010 non ci sarà un’inversione di tendenza. Il numero di ore di cassa integrazione nel 2009 ha superato i massimi storici. Ed esiste il rischio reale, se si avranno altri comportamenti irresponsabili come quello tenuto dalla Fiat, di sfondare il tetto delle ore pagabili nel corso di questo anno. Mentre accade tutto questo, il Governo di Berluscolandia continua a professare ottimismo sul futuro dell’economia e ad occuparsi in via prioritaria dei problemi legali del premier. Quello che procede intanto, lo notava ieri efficacemente Scalfari su Repubblica, è il disossamento dello Stato che affida ad agenzie esterne (la “Difesa Spa” ieri e la “Protezione Spa” per Bertolaso domani) attività che la pubblica amministrazione non svolgerà più direttamente. E ciò renderà anche lì la posizione dei lavoratori assai più precaria.
La cosa che più colpisce è il modo in cui l’opinione pubblica viene tenuta lontana da una sia pur minima consapevolezza di quello che sta accadendo. Lo sforzo quotidiano di un governo a cui nulla sembra importare dei problemi reali della gente è quello di costruire le condizioni, cito ancora Scalfari, per
«l’uscita dalla repubblica parlamentare e l’ingresso nella democrazia autoritaria» in cui quello che va evitato assolutamente è il dibattito sui problemi reali del paese. Dimenticando i disoccupati e le conseguenze che la disoccupazione può produrre su chi ne viene colpito. L’esatto opposto di quanto, per esempio, ha fatto in questi stessi anni il governo inglese che ha stanziato fondi non solo per gli ammortizzatori sociali (comunque assai più ampi e forti dei nostri), ma anche per l’assistenza psicologica a chi perde il lavoro. E ha rinforzato gli organici dei servizi di salute mentale, quelli che da noi vengono indeboliti ogni giorno da un Governo che “risparmia” sui servizi socio-sanitari.
C’è un film che finisce col suicidio di una donna che è stata licenziata: “Tra le nuvole”, con George Clooney. Il capo dei “tagliatori di teste”, gli specialisti del licenziamento, a un certo punto dice: «La crisi si fa dura e i nostri affari andranno benissimo». Difficile non pensare all’Italia di oggi, dove cresce la disoccupazione per tanti e aumentano i profitti di pochi.
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