Guardatelo, con la mandibola in costante tensione, il mento proteso verso fuori e gli occhi inquisitori. Una imitazione deprimente, farlocca e poco rispettosa del Duce. Un uomo lacerato da un narcisismo paranoide e frustrante e da una serie di complessi di inferiorità. Cosa resterà ai posteri, di un tale esemplare umano?
GIANNI TIRELLI

L’Aventino a metà dell’opposizione ha sottolineato il vuoto in cui si muove ormai il fu governo di Silvio fu Luigi. Ad ascoltarlo sono rimasti solo i parlamentari che dipendono da lui e che senza di lui non sarebbero mai usciti dal nulla in cui rapidamente ritornerebbero se il loro premier avesse accettato di dimettersi. Il problema che resta, a tutti noi, è quello di un paese in cui sindacati e imprenditori, artigiani e operai, studenti e laureati, giornalisti e magistrati, impiegati dello stato e precari, indignati e poliziotti che con loro si confrontano nelle piazze, vorrebbero che Berlusconi se ne andasse: perché non hanno più alcuna
stima di lui né fiducia nel fatto che egli possa fare ancora qualcosa per loro e per il loro paese. Ripeterglielo apertamente, in privato e in pubblico, che si vergognano, come italiani, di essere rappresentati da lui. Dirglielo con un silenzio e con una assenza invece che con fischi o con urla è stata una buona scelta. Lui non è in grado di capirlo, probabilmente, ma il messaggio non poteva essere più chiaro. «Tu 610», gli hanno detto, come nella trasmissione di Radio 2. E avevano ragione.

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