Un uomo solo al comando tra Narciso e Spirito Santo- l’Unità 02.02.04
Caro Cancrini,
ho assistito in tv alla celebrazione di Berlusconi nel decennale di Forza Italia. Mi sono chiesta che cosa sta
succedendo dietro al lifting, nella testa e nel cuore dell’uomo che si trova al centro di una situazione come quella. Cancrini, secondo lei, come sta oggi Berlusconi?
Anna Resi
Direi piuttosto male. Ho seguito con interesse anch’io, in televisione, le celebrazioni del decennale di Forza Italia con Baget Bozzo che sale sul palco cui un prete sospeso a divinis e in rotta con la gerarchia dà insieme un tono (necessario?) di sacralità e di novità. Segnalando lui, prete che non si riconosce in Papa Wojtila, quale è o dovrebbe essere il nuovo riferimento terreno di chi crede in Dio. Berlusconi, cioè, di cui Baget Bozzo dice che è scelto per salvare non si capisce bene se l’Italia o il mondo dallo Spirito Santo. Chiaramente suggerendo, con ciò, che lo Spirito Santo ha preferito non appoggiarsi a Santa Madre Chiesa in cui evidentemente non si riconosce più. Scegliendo un altro, giovane in quanto miracolato di recente dal lifting, che meglio di Santa Madre Chiesa lo rappresenterà e che sorridente accoglie sul palco il suo profeta, rimproverandolo bonariamente del modo in cui si sta perdendo i pantaloni. Divinamente
librandosi sulla platea, facce ammirate ed estatiche in prima fila, applausi deferenti fra le bandiere in
una sala enorme e stipata di gente venuta lì per lui. Per vedere di persona e magari toccare l’unto del Signore versione Italia 2004. Ho scritto di recente, in un saggio dedicato alla dipendenza (Schiavo delle mie brame, edito da Frassinelli) che una forma particolarmente grave di dipendenza è quella legata alla ammirazione, al successo ed al potere. Ho parlato fra gli altri, in quel contesto, di Mussolini ragionando
sulla sua autobiografia, sugli scritti di Mack Smith e sui passaggi di una storia che è ormai abbastanza lontana per essere guardata con una certa obiettività. Il tentativo di capire mi ha riportato ad una riconsiderazione profondamente umana della persona infelice e spaventata che si è così a lungo nascosta dietro la spavalderia aggressiva e a volte grottesca del personaggio. Come verrà voglia di fare un giorno, forse, anche a proposito di Berlusconi e dei suoi Baget Bozzo.
La via che seguirò per rispondere alla sua domanda è quella che parte da una considerazione per così dire
«scolastica» dei percorsi di vita caratteristici della persona cui si attribuisce un «narcisismo patologico». Segnalando, prima di tutto, quelle che sono, spesso, le doti di questo tipo di persona: una capacità di lavoro non comune, di applicazione paziente alla risoluzione dei problemi che lo interessano e una certa dose di fascino personale: simile, diceva Freud, a quello dei gatti, affascinanti perché percepiti sempre come sicuri di sé e irraggiungibili. Il punto debole dell’organizzazione personale che si nasconde dietro a queste doti, tuttavia, è anch’esso evidente da subito e si basa essenzialmente sul tipo di relazione che queste persone hanno con i risultati della loro attività: caratteristica del narcisismo è, infatti, la tendenza a considerare importante soprattutto il modo in cui le cose che si fanno servono a ottenere l’ammirazione degli altri, il successo e il potere che al successo si collega.
Schematizzando molto quello che si può dire è che, in molti di questi percorsi di vita, quello che sembrava all’inizio un interesse autentico per i contenuti dell’impresa (economica, spirituale o altro) in cui la persona sembrava identificarsi pienamente, si trasforma o si rivela nel tempo come un interesse strumentale nella misura in cui serviva soprattutto a ottenere le gratificazioni di cui un Io avido, di fatto insaziabile, aveva soprattutto bisogno.
La difficoltà di cogliere questo tipo di passaggio nella attività concreta di una singola persona è del tutto
evidente. L’interesse di Berlusconi per l’azienda Italia è un interesse autentico o quello che conta per lui è,
prima di tutto, il suo bisogno di ricevere ammirazione e lodi sempre più esaltate ed esaltanti? Quello su cui mi sembra interessante insistere di fronte al «decennale», per ora, è l’insieme di ingenuità e di violenza delle argomentazioni con cui egli ha continuato a spiegare i suoi comportamenti degli ultimi dieci anni senza fare nessun tentativo di analizzare quelli che sono oggi i problemi del suo Paese. Sostenere in pubblico che i giudici ed i «Komunisti» stavano prendendo possesso dell’Italia e suggerire l’idea per cui questa presa di possesso avrebbe portato naturalmente con sé i gulag e le follie staliniane è un modo assolutamente delirante di parlare dell’Italia del 1994, a cinque anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino. Ancora più delirante è pensare (sostenere) che di questo tipo di difesa l’Italia del 2004 abbia ancora bisogno. È solo all’interno di un delirio come questo, d’altra parte, che si può ipotizzare la possibilità di un intervento dello Spirito Santo e a questo punto i casi sono soltanto due. Berlusconi e
Baget Bozzo mentono sapendo di mentire e immaginando di imbrogliare chi li ascolta o credono in
quello che dicono. Dal punto di vista psicopatologico il loro sarebbe nel primo caso un comportamento
perverso, nel secondo un comportamento sostenuto da una buonafede delirante. In tutti e due i casi, però, quello che essi sicuramente ottengono nel corso della celebrazione è un grande episodio di isteria collettiva da cui succhiano ammirazione e successo e da cui pensano di poter ulteriormente rinforzare le proprie posizioni di potere.
Dire se tutto questo è sostenuto solo da una condizione di narcisismo patologico non è semplice. I fatti successivi ci aiuteranno sicuramente a capirne di più. Più la quota di narcisismo patologico è forte, più forti saranno le difficoltà con cui Berlusconi si incontrerà nel momento in cui dovrà confrontarsi con i limiti (inevitabili) della sua capacità di suscitare ammirazione. Le reazioni basate sulla rabbia e sulla denigrazione degli avversari durano finchè la persona con problemi di narcisismo mantiene una certa quota di potere e può contare su un certo tributo di ammirazione e/o di adulazione, come ben dimostrato dalla traiettoria di Mussolini che ha assunto un andamento tragico, con una progressiva dilatazione delle sue manifestazioni di aggressività (le guerre, prima quelle coloniali e poi quella mondiale) quando lui ancora riusciva a nascondersi la realtà dei fatti con l’aiuto interessato e/o servile di tutti quelli che lo circondavano e avevano paura di contrariarlo. Solo con la sconfitta, al tempo ormai della repubblica di Salò, Mussolini diventa davvero depresso, quando dolorosamente sente di non contare più nulla e dolorosamente comincia a ragionare su quello che è accaduto a lui e intorno a lui. Guardando al problema da questo punto di vista quello che verrebbe da concludere è che, se il suo è davvero, come a me sembra, un narcisismo patologico, quello che dobbiamo aspettarci ora da Berlusconi è un crescere progressivo della rabbia e dell’aggressività contro tutti quelli che non riconoscono in lui «l’unto del Signore». Una rabbia ed una aggressività cui bisognerà saper resistere per un certo tempo sapendo che lo star bene di Berlusconi, il superamento del rischio segnalato in questi giorni dalla sua tendenza ad autocelebrarsi dipende soprattutto dalla capacità dei suoi alleati di ridimensionarlo (Fini e Follini mi
pare ci stanno provando), dalla forza delle opposizioni, dalla tenuta delle istituzioni e, soprattutto, dall’esito degli scontri elettorali. Se Berlusconi e Baget Bozzo credono davvero a quello che hanno detto, l’unico modo di aiutarli a guarire è, infatti, quello di metterli di fronte alla realtà di una sconfitta .
È questo in fondo il paradosso con cui ci confrontiamo tutte le volte in cui le persone di cui si auspica la
cura e la guarigione sono persone troppo sicure, troppo piene di sé e troppo sostenute da un gruppo di
persone che hanno bisogno di credere nella loro «santità» per poter chiedere aiuto.
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