La religione e la guerra
Avevo 24 anni. Venivo da una scuola religiosa e da una famiglia cattolica. Mi ero appena laureato ed ero allievo ufficiale medico a Firenze. A distanza di tanti anni ho ricordato pero’ come fosse oggi lo sgomento che provai nella chiesa di Costa San Giorgio quando un prete giovane ci invito’ a pregare con lui per il nostro paese e per il nostro esercito ed io immaginai un altro prete, dall’altra parte di un mondo diviso da quella che era allora la guerra fredda, che invitava a pregare per un altro esercito. Con chi si sarebbe schierato Dio, mi chiesi, dopo aver ascoltato due preghiere cosi’ ?
Ho riprovato lo stesso smarrimento ieri ascoltando il patriarca ortodosso che parlava della guerra di Putin come di una guerra santa e leggendo della protesta di Kiev contro l’idea di far partecipare insieme alla via crucis del venerdi santo una donna ucraina ed una donna russa. Da una parte e dall’altra ci sono idee confuse, mi sono detto ancora una volta, sul ruolo di Dio e sul senso della religione.
Parlando di pace come di un bene superiore, papa Giovanni si e’ posto un po’ al di sopra di questo tipo di stupidita’. Nel nome sacro per tanti di Gesu’ o nel nome laico di Gandhi, la scelta delle due donne unite nella preghiera che accompagna la passione di Cristo non sottolinea solo la assurdita’ disumana della guerra ma anche e soprattutto la violenza subita da quelli che ne sono da sempre le vittime : dimenticate nei libri che raccontano le imprese piu’ o meno folli di quelli che alla guerra hanno partecipato piu’ attivamente.
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