Libertà e privilegi- l’Unità 25.03.09
Il problema lo sente meno chi possiede ville e terreni con tanti spazi a disposizione ma bisogna mettersi nei panni di chi vive in pochi metri quadrati e tende a difendere le caratteristiche del proprio bene acquistato con sacrifici e mutui costosi ma che si accontenta di condividere spazi limitati purché non ci siano prepotenze.
PIERA PISTIS
L’idea che la libertà dell’individuo si afferma soprattutto nella debolezza o nella assenza dei controlli è un’idea che i neocon hanno ereditato direttamente dai grandi evasori. Liberi, per loro, sono quelli, come Papillon, che riescono a scappare dal carcere in cui sono stati rinchiusi e/o quelli che riescono ad evitare che lo Stato metta “le mani nelle loro tasche” costringendoli al pagamento (per loro è un furto) delle tasse. Liberi saranno presto per loro, in edilizia, quelli che, avendo i soldi e la sfacciataggine per farlo, costruiranno per primi alla faccia di chi, avendo avuto meno prontezza, ne subirà i danni. Nel tempo in cui Libero non è più il nome dato ai figli dagli operai che testimoniavano la loro opposizione al fascismo ma il nome (abusivo) di uno dei giornali del nuovo padrone, sempre più diffusa è un’idea della libertà che si fa arbitrio, prepotenza, potere. Quello cui stiamo tornando, forse, è il tempo in cui, prima della rivoluzione francese, libertà (al plurale) erano i privilegi dei nobili e del clero. Il significato delle parole, si sa, è sempre quello che viene dato loro da chi ha il potere di sceglierlo.
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