Spudoratezza leghista- l’Unità 09.12.09
Carissimi, perché non vedo da nessuna parte citate le terribili dieci domande che la Padania di Bossi rivolse a Berlusconi quando non era ancora alleato? Sono del 1993 o 94, non ricordo, e lo si interpellava
apertamente come «mafioso». Sarebbero utilissime.
Giuseppe
La Lega, probabilmente, sapeva bene quello che diceva nell’anno in cui ruppe con Berlusconi. Sapeva della Banca Rasini dove il padre di Silvio da sempre aveva lavorato che fu individuata come «banca della mafia» nel 1983, nel corso di una clamorosa operazione di polizia, «il blitz di San Valentino» ed in cui, uscendo dal suo hotel Gran Duca di York, depositava i suoi soldi (in quantità che uno «stalliere» non avrebbe guadagnato neppure con duecento anni di duro lavoro) Vittorio Mangano che aveva lasciato da poco la villa di Arcore. Sapeva tutte queste cose allora la Lega e le gridava nel momento in cui si rivoltava contro Berlusconi con la stessa trasognata spudoratezza con cui sembra essersele dimenticate da quando ha deciso di stare di nuovo con lui. Politici ben radicati sul territorio della bugia e della convenienza politica, i leghisti non fanno mistero, d’altra parte, della facilità con cui cambiano idea (insulto). In missione, come i Blues Brothers di Belushi, nel nome del loro Dio Odino, forse, capace di perdonare loro, oggi, anche l’improvviso amore per i crocefissi.
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