IL TRAMONTO DEI LEADER CARISMATICI- l’Unità 11.08.11

IL TRAMONTO DEI LEADER CARISMATICI- l’Unità 11.08.11

Agosto 11, 2011 2011-2020 0

Con l’uscita di scena dei Muccioli si chiude un’epoca. Ma non è un male

Il passaggio della Comunità di San Patrignano fondata da Vincenzo Muccioli e da lui trasmessa al figlio Andrea ad un professionista o ad un gruppo di professionisti segna probabilmente la fine di un’epoca. Nello specifico delle Comunità per tossicodipendenti, San Patrignano era stata l’ultima a basare il suo funzionamento sul potere salvifico, indiscusso e indiscutibile, di un leader carismatico. Dal punto di vista più generale dell’immaginario collettivo, esso corrisponde, d’altra parte, ad una insofferenza crescente verso la figura del Capo e di tutti quelli che arrivano, da soli o appoggiandosi a lui, ad esercitare responsabilità importanti cui nessuno li ha mai preparati.
Il parallelismo fra il mondo chiuso della Comunità di San Patrignano e quello della politica e delle grandi imprese pubbliche (dalle ASL agli Enti economici più diversi) cui dalla politica si accede ha raggiunto in effetti, nel tempo del berlusconismo, livelli impressionanti e sempre meno accettabili. Sentendosi o credendosi « unti dal Signore» Muccioli e Berlusconi hanno avuto la stessa tendenza a considerarsi liberi dalle leggi valide per i comuni mortali come ben dimostrato dalla reazione rabbiosa avuta nei confronti dei giudici che fanno il loro lavoro nei loro confronti dal premier e dai politici alla Verdini o alla Dell’Utri e dal gruppo unito dei dirigenti e dei protettori, politici ed economici, di San Patrignano nel momento in cui il suo fondatore fu indagato ( e poi condannato) per un omicidio avvenuto nella Comunità e nel momento in cui, qualche anno più tardi, la Turco e la Bindi definirono, d’intesa con le Regioni, gli standard minimi di regole e di personale necessari per ottenere la convenzione con le ASL. «Noi non accettiamo i loro controlli e preferiamo non prendere soldi dallo Stato», dissero allora i Muccioli, padre e figlio, che a lungo continuarono a farsi pagare però dal più tranquillo e vicino ministero di Giustizia. Fino al momento in cui il governo Prodi non decise di estendere ai detenuti in trattamento le garanzie offerte dalle ASL ai cittadini non detenuti.
La necessità sempre più evidente di considerare terapeutiche le attività che si svolgono all’interno delle comunità per tossicodipendenti non è più oggi fonte di controversia. La psicopatologia delle persone che arrivano a questo tipo di disturbo e che dall’uso delle droghe viene regolarmente aggravata è oggetto oggi di una conoscenza scientifica approfondita e richiede l’intervento coordinato di educatori professionali, psicoterapeuti e assistenti sociali in grado di farsi carico non solo dei problemi del tossicodipendente ma anche di quelli che si sono determinati intorno a lui: a livello della sua famiglia di origine e di procreazione e del suo luogo di vita e di lavoro. Sta nel lavoro rispettoso e paziente che si svolge a tutti questi livelli la possibilità di dare risposte efficaci e durature al dramma umano dei propri utenti. Gente che ha bisogno di persone in grado di attivare le loro risorse e la loro autonomia personale, non di renderli dipendenti dal carisma di un Capo eccezionale.
In modo analogo dovrebbero cominciare oggi ad andare le cose nell’ambito della Pubblica Amministraxione. L’idea che un ex-politico o un amico del potente di turno sia la persona giusta per dirigere una ASL , una industria di stato o un ente che si occupa di rifiuti o di trasporti è una idea sbagliata e pericolosa di cui tutti stiamo pagando il prezzo, l’idea che il carisma e il potere del politico «eletto dal popolo» o scelto dal grande Capo siano sufficenti a certificarne le capacità è un’idea che ha dato un colpo decisivo, in questi ultimi anni, alla credibilità di un’intero ceto (o casta) di politici. Quella di cui c’è bisogno,in un mondo sempre più complesso, è un collegamento fra competenze e responsabilità
capace di togliere di mezzo l’idea per cui chi dirige esercita un potere invece di svolgere un servizio.❖

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